I numeri registrati dalla raccolta di plasma poi conferito alle aziende per il frazionamento industriale sono la notizia migliore che potessimo aspettarci. Dopo anni di galleggiamento faticoso, in gran parte condizionati anche dall’emergenza pandemica nel triennio 2020-2022, il biennio 2023-2024 ha portato un incremento che, per certi versi, sembrava davvero insperato.
Per capire l’aumento di questo tipo di donazione, così strategica per la stabilità del nostro sistema sanitario e per le terapie salvavita di tanti pazienti, è però necessario fare un passo indietro, prima ancora che scoppiasse l’emergenza Covid-19. Lo abbiamo fatto utilizzando i dati del Centro nazionale sangue, mese per mese, anno per anno, per Regioni e Province Autonome, a partire dal 2017. Il Sistema Plasma ITALIA è un sistema ammirato e invidiato nel mondo, una vera eccellenza che, proseguendo in questa direzione ormai ben tracciata, potrà portarci al raggiungimento dell’autosufficienza nazionale. Le Regioni e le Province Autonome si sono aggregate in quattro macro Accordi interregionali plasma, con Regioni capofila che hanno indetto i bandi di gara per affidare alle industrie farmaceutiche la lavorazione in cicli separati del plasma raccolto. Con un obiettivo primario: non mischiarlo con quello di importazione.
Le industrie vengono retribuite per il prezioso lavoro, secondo i capitolati che hanno vinto i bandi di gara, senza però mai diventare proprietarie del plasma e dei medicinali plasmaderivati. Si tratta del procedimento noto come “contolavorazione”. Secondo questa impostazione i medicinali sono certificati, sicuri e provengono dal plasma donato gratuitamente da donatrici e donatori del nostro Paese. Questi farmaci vengono poi utilizzati per i nostri pazienti, pensiamo ad esempio a chi soffre di immunodeficienze primitive: in più, oltre a rappresentare un modello in termini di qualità e sicurezza, hanno il vantaggio di costare meno di quelli importati che, fattore da non sottovalutare, sono il ricavato di procedure tutt’altro che etiche (visto che in zone del mondo come gli Stati Uniti, principale esportatore, la donazione di plasma prevede una retribuzione per chi la effettua).
Non possiamo parlare di “miracolo italiano”, ma senza dubbio si tratta di un impegno straordinario di volontarie e volontari che vivono in Italia e che, anche attraverso la nostra grande famiglia AVIS, contribuiscono a garantire circa il 70% del fabbisogno nazionale.